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I dodici libri dell'"Institutio oratoria" di Quintiliano non costituiscono soltanto un importantissimo trattato retorico: offrono la proposta di un più completo modello educativo. Quintiliano si prefiggeva infatti dichiaratamente di instituere un "perfectus orator" che fosse non soltanto espertissimo nella sua disciplina ma anche "vir vere civilis" e "vere sapiens". Offriva così un raffinato strumento formativo per i ceti dirigenti dell'impero, innanzitutto, probabilmente, per quei "novi homines" che, in età vespasianea, erano stati proiettati al centro del potere. Scritta nel cupo periodo finale del principato domizianeo, l'opera quintilianea, insieme con il grande valore culturale, aveva, quando fu composta e pubblicata, anche contingenti significati politici. Il libro ne propone un'interpretazione.